RACCONTI

 

In questa pagina vi presento alcuni  piccoli racconti con i quali ho partecipato a vari concorsi.

 

365 racconti Il primo fa parte dei 365 racconti selezionati su oltre 3000 che hanno partecipato ad un concorso via web, per dare vita ad una raccolta dal titolo “365 racconti erotici per un anno”.

Per chi interessato, a questo link può ordinare la raccolta completa.

 

LA PORTA

Sono davanti a questa porta da più di cinque minuti. La osservo ed ascolto se ci sono movimenti all’interno. Allungo la mano verso la maniglia. Mi fermo. Ricordo.

Sono entrata come una chimera nel cuore dei miei amanti. Li ho trafitti con il calore del corpo, con l’umido della saliva e con il fuoco dei baci. Li ho lasciati con lo squarcio del mio passaggio nel cuore. Hanno chiesto, implorato il mio ritorno. L’ego ha detto no.

Stanotte in quel cinema d’autore è cambiato tutto. Ho incontrato quello sconosciuto, che bramava i miei capezzoli turgidi ed invitanti. Il caldo afoso della stanza buia m’invitava ad abbassare le spalline del vestito umidiccio. Essere scopata sotto uno dei seggiolini rossi. Quello era il mio desiderio.

E quel capellone ingrigito se n’è accorto subito. Mi ha guardata, osservata, scrutata, ma soprattutto spogliata. Il mio corpo longilineo aderiva alla sedia sinuosamente, il vestito diventava un serpente scivoloso che faceva spazio alla carne nuda. Sul pavimento, mentre l’omone mi apriva le gambe ed infilava il suo arnese nel ventre, ho girato il volto. Contando i popcorn abbandonati, ho visto le scarpe di un altro sconosciuto. Inconfondibili fra cento. Ho guardato in alto. Mi sono staccata da quel corpo che si muoveva e sono fuggita via.

Ora devo entrare in casa. Forse è già tornato. Mio marito e le sue maledette scarpe.
 
 
cupido

 Quest’altro invece l’ho scritto per un concorso dal tema

“Cupido dove miri?”

 
 

AD OGNUNO IL SUO SPAZIO

Ho annusato l’odore tenue della tua pelle morbida. Per settimane ho vissuto il candore misto all’attrazione dello sguardo perso, mentre i nostri corpi si univano.

Ho assaporato la saliva alla menta nel momento in cui le bocche si incontravano.

Ricordo il gelato alla panna caduto quel giorno che mi hai lasciato. Da un momento all’altro sei sparita. Quell’esito negativo funesto, ti ha allontanata da me. Non resistevi, leggevi, nei miei occhi lucidi, le lacrime del tuo cuore. Ti ho chiamata, implorata, cercata.

Sarei stato l’infermiere, l’amante, il marito, il masochista…

Svanita, senza segni di vita. L’angoscia della perdita è stata compensata dalla ricerca vana di te.

Appena il dolore si è affievolito sei riapparsa. Ti ho vista ieri, bella, grassa, bugiarda, sana e sola.

Ballavi e mi hai visto. Il tuo viso diceva: “parlami.” Io ti ho solo sfiorata con lo sguardo indifferente.

Sono andato oltre. Guarito da te.

 
 

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